sabato 8 aprile 2017

Il Perdono è l'essenza di Ho'oponopono

            Ci soffermiamo ancora sul PERDONO, la vera essenza della pratica di Ho'oponopono.
          Dicendo “Ti Prego Perdonami” chiediamo al Divino,  all'Universo, di perdonarci per tutti gli errori che abbiamo commesso e che possono essere causa di sensi di colpa e frustrazioni. Noi siamo responsabili di tutto quello che ci accade, sia in maniera volontaria che involontaria. Noi siamo responsabili di tutte le situazioni in cui siamo direttamente o indirettamente coinvolti, buone o cattive che siano, anche di quelle che dipendono dagli altri, quelli che in qualche modo fanno parte della nostra sfera emotiva. Noi chiediamo perdono quindi non solo per le conseguenze dirette delle nostre azioni volontarie, ma anche quelle attribuibili alle nostre memorie o credenze che producono spazzatura nel nostro sub inconscio.   
            
             Fino ad adesso, quando ci è capitato un problema difficile o impossibile da risolvere, il primo pensiero è sempre stato di dare la colpa agli altri, al destino, alla vita, a Dio, al Governo, a Berlusconi e chi ne ha più ne metta rilasciando sempre di più sentimenti ed emozioni negative; adesso dobbiamo accettare questa nuova forma di responsabilità e  perdonarsi e perdonare.  

             Il perdono è una faccenda molto più complessa di quanto si possa pensare. Sia ben chiaro, non è un semplice atto di generosità, ma una necessità per andare avanti e migliorare, evitando così di rimanere ancorati a episodi negativi per tutta la vita. La caccia al responsabile ed il perdono sono credenze che si ramificano nel tempo e ci accompagnano da sempre. Fino ad adesso il pensiero regnante era: "Noi siamo responsabili di ciò che facciamo, non di ciò che fanno gli altri".  

       Alcune tradizioni antiche possono aiutarci ulteriormente a capire il vero concetto di responsabilità e perdono. Nel mondo di radice ebraico-cristiana il perdono era la massima donazione di sé, ma anche stato penitenziale di riconoscimento e cambiamento dei propri limiti; nel mondo latino e nella mitologia romana, Clementia era la dea del perdono e della misericordia e l’atto del perdonare in grado di rendere il cuore dell’uomo prossimo a quello degli Dei.    Per S. Tommaso e per la patristica cristiana, così come “il malato che non si rende conto del morbo, non si vuol curare”, chi non si rende conto della necessità di donare attraverso il perdono si ammalerà gravemente. Sicché non è strano che, dopo oltre dieci secoli, nella pratica Ho'oponopono, perdonare significa guarire dalle nostre memorie o credenze limitanti ed anche fisicamente.    In definitiva dobbiamo essere consapevoli che il perdono nasce da un atto d’amore, rivolto in primo luogo verso se stessi, che induce  a rappacificarci con la storia della nostra vita. Se siamo diventati così come siamo non possiamo far finta che le nostre o altrui ferite non siano mai avvenute, perdonare significa dire di sì alle ferite e alle offese che abbiamo ricevuto nel corso della vita e dire si a quelle che abbiamo causato con il nostro comportamento, anche inconscio. 

            Molte persone rimangono per tutta la vita aggrappate ad eventi negativi e con la loro posizione mentale rifiutano di prendersi la responsabilità della propria esistenza e non riusciranno mai a trovare la pace con se stessi, se non mettono in atto un grande cambiamento, rivoluzionando la propria vita.      Per tanti il perdono ha significato solo se questo è richiesto direttamente a Dio, durante un noto atto religioso, e continuano comunque a rinfacciarsi di aver fatto questo o quell’errore. A questi non basta  quindi la richiesta di perdono a Dio per perdonare se stessi e tutto cade così nel vuoto, continuando ad essere dilaniati dai sensi di colpa.  

                Solo chi è riconciliato con se stesso è capace di riconciliarsi anche con gli altri.  Molte persone incontrano grosse difficoltà nel perdonare gli altri  e si ammalano perché hanno dentro di sé qualcosa di negativo che si ripercuote sul corpo fisico. Il perdono non è solo un balsamo per l’anima e il nostro sub inconscio, è anche un elisir di lunga vita. Abbassa la pressione, migliora le funzioni cardiovascolari, diminuisce il dolore cronico, attenua la depressione. Lo dimostrerebbero recenti esperimenti condotti da scienziati americani tanto che si può parlare di una vera e propria “scienza del perdono”.